Cos’è il reflusso gastroesofageo e come si cura
PUBBLICATO IL 11 LUGLIO 2022
Bruciore di stomaco, dolore toracico, rigurgiti sono i sintomi più noti del reflusso gastroesofageo, ovvero la risalita del materiale acido dallo stomaco all’esofago. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia, 1 persona su 3 ne soffre e le probabilità di comparsa crescono con l’aumentare dell’età, sebbene ne soffrano di frequente anche neonati e donne in gravidanza.
Approfondiamo l’argomento con il Prof. Pier Alberto Testoni, specialista in Gastroenterologia, Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva della Casa di Cura La Madonnina.
Reflusso gastroesofageo: cos’è e perché si manifesta
“Il reflusso gastroesofageo è una condizione in cui il contenuto dello stomaco risale nell'esofago in una quantità e frequenza tali che questo non riesce a liberarsene ed autopulirsi in maniera efficiente - spiega il Prof. Testoni -. Ciò si verifica quando la valvola inferiore (sfintere esofageo inferiore) dell’esofago non funziona correttamente, determinando una risalita del materiale dallo stomaco”.
Il reflusso viene favorito dalla presenza di un’ernia iatale, ovverosia una fuoriuscita dello stomaco tramite un’apertura del diaframma (iato).
Malattia da Reflusso Gastroesofageo
Un po’ di reflusso, soprattutto dopo i pasti, è da considerarsi normale, ma se si manifesta una sintomatologia frequente o che diventa cronica, allora si parla di Malattia da Reflusso Gastroesofageo (MRGE o GERD in Inglese). In particolare, si differenziano:
- Malattia da Reflusso Gastroesofageo con esofagite (ERD), se c’è un’infiammazione visibile all’esofago (esofagite) con eventuali danni;
- Malattia da Reflusso Gastroesofageo senza esofagite (NERD), se non è evidenziabile alcun danno all’esofago.
I sintomi
In generale, la sintomatologia del reflusso gastroesofageo può essere riassunta in:
- sintomi tipici, come:
- bruciore alla bocca dello stomaco e nell’area del torace (pirosi);
- rigurgito acido;
- sintomi atipici o extra-esofagei, come:
- asma;
- dolore retrosternale o toracico;
- sensazione di fastidio a livello del collo (globo esofageo);
- difficoltà a deglutire (disfagia);
- mal di gola, raucedine;
- tosse secca o produttiva e respiro sibilante, soprattutto durante il riposo notturno;
- gengiviti (infiammazione delle gengive) ed erosione dello smalto dentale.
Le complicanze del reflusso
In alcuni soggetti, che presentano anche manifestazioni cliniche importanti, il reflusso gastroesofageo può determinare complicanze come:
- ulcere;
- stenosi (restringimenti) dell’esofago a causa di cicatrici e tessuto fibroso;
- una modificazione delle cellule della mucosa esofagea, chiamata esofago di Barrett, che in qualche sfortunato caso può portare al cancro all’esofago, se il reflusso perdura per molti anni e non viene curato.
La terapia farmacologica
Oltre alla dieta e a un corretto stile di vita, la modalità classica per il trattamento del reflusso gastroesofageo prevede l’uso di farmaci (antiacidi, alginati, inibitori di pompa protonica, antagonisti dei recettori H2, procinetici, etc.) che spesso vanno utilizzati per lunghi periodi della vita del paziente e agiscono principalmente per:
- ridurre la quantità di acido presente nello stomaco;
- impedire che l’acido risalga verso l’esofago e proteggerne la mucosa;
- migliorare lo svuotamento gastrico.
Attenzione, però, perché questi farmaci possono:
- dare reazioni allergiche a chi non ne tollera le componenti;
- a volte risultare inefficaci o diminuire di efficacia nel lungo periodo;
- essere assunti in alti dosaggi per gestire la sintomatologia;
- a lungo termine, determinare potenziali carenze, ad esempio, di ferro e vitamina b12 nonché osteoporosi precoce, se utilizzati continuativamente e ad alte dosi.
L’intervento chirurgico
L’intervento chirurgico può rappresentare una soluzione al reflusso gastroesofageo nei casi in cui si abbia l’esigenza di:
- trattare la malattia quando si è impossibilitati ad assumere i farmaci;
- ridurre l’utilizzo delle terapie farmacologiche e i loro potenziali effetti collaterali;
- trattare un reflusso gastroesofageo di forma grave e non gestibile per via endoscopica.
Il Gold standard per sopperire alla valvola esofagea non correttamente funzionante è la fundoplicatio, effettuata con varie tecniche (come la Nissen, la Toupet e la Dor) che, andando a piegare il fondo dello stomaco, permettono di creare una neovalvola di 360°, 270° e 180°.
In alcuni casi a questa procedura si associa anche una iatoplastica per correggere l’ernia iatale. Tuttavia, l’operazione, effettuata in anestesia generale e della durata che può variare da 1 a più ore, può scoraggiare il paziente per:
- invasività della procedura;
- necessità di ricovero più prolungato;
- possibili effetti collaterali post-intervento, come disfagia, gonfiore, flatulenze etc.;
- possibilità di recidive (10-15%);
- rischi tipici degli interventi chirurgici, come emorragie, infezioni, perforazioni, lesioni.
Fundoplicatio transorale con dispositivo Esophyx®
Un’alternativa alla chirurgia per sopperire alla valvola esofagea non correttamente funzionante è la fundoplicatio transorale con dispositivo Esophyx®: una tecnica endoscopica che prevede la piegatura del fondo dello stomaco con uno speciale dispositivo monouso che viene introdotto dalla bocca.
Questa particolare procedura segue gli stessi principi della metodica chirurgica Nissen, che vede la piegatura del fondo gastrico, cioè la sezione più alta dello stomaco, attorno all’esofago, creando una nuova valvola che impedisce la risalita del materiale gastrico, ma in questo caso la plicatura viene effettuata all’interno dello stomaco e non viene effettuato alcun taglio.