Cosa fare in caso di sanguinamento anale
PUBBLICATO IL 12 APRILE 2024
Il sanguinamento anale è una condizione molto frequente che spesso genera panico e preoccupazione in chi la manifesta, in quanto può non sapere come comportarsi e se recarsi immediatamente dal medico o al Pronto Soccorso.
Ne parliamo con il Dott. Angelo Stuto, specialista in Chirurgia Coloproctologica della Casa di Cura La Madonnina, Responsabile dell’Unità di Chirurgia Coloproctologica e del Pavimento Pelvico dell’IRCCS Policlinico San Donato e della Sezione di Chirurgia Coloproctologica e del Pavimento Pelvico dell’U.O. di Chirurgia Generale dell’IRCCS Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio.
Cosa si intende per sanguinamento anale
“Il sanguinamento anale è la fuoriuscita di sangue dal canale anale, cioè il tratto finale dell’intestino, rappresentato visivamente da una struttura normalmente a forma di ‘imbuto’, circondata dalle fibre muscolari dello sfintere anale”, spiega il Dott. Stuto.
Il sanguinamento in quest’area, per cause naturali, può evidenziarsi in modalità differenti, che è necessario siano valutate più approfonditamente dal medico, quali:
- gocciolamento, che va a sporcare l’acqua del water;
- velature nel contorno esterno delle feci;
- tracce sulla carta igienica (paper bleeding).
Sanguinamento anale vs sangue occulto
Il sanguinamento anale viene spesso erroneamente associato al test del sangue occulto. Esiste, ad ogni modo, una grossa differenza fra le 2 cose:
- L’esame del sangue occulto, come indica la parola stessa, serve a valutare, tramite un campione di feci, la presenza di sangue frammisto alle feci non evidente a occhio nudo.
- La perdita di sangue anale è un sanguinamento già evidente, quindi non c’è necessità di ricercarlo, né il test del sangue occulto deve essere effettuato in questa circostanza, in quanto il campione raccolto risulterebbe facilmente contaminato.
“L’obiettivo dell’esame del sangue occulto è quello di valutare, in particolare nei soggetti over 45 o con familiarità, la presenza di polipi intestinali, che hanno la tendenza a sanguinare. Si tratta di piccole escrescenze presenti nel colon che, ad ogni modo, se trascurate e non rimosse possono condurre a una neoplasia”, conclude il Dott. Stuto.
Per questo motivo, dopo i 45 anni o in caso di uno o più familiari affetti da tumore al colon, è importante effettuare con frequenza visite periodiche ed endoscopie: la regola sarebbe di eseguire controlli almeno 10 anni prima della diagnosi nel familiare malato e, nel caso di poliposi su base genetica-familiare, ancora prima.
A cosa prestare attenzione
La fuoriuscita di sangue a livello anale è un fenomeno estremamente comune e nella maggioranza dei casi benigno che, ad ogni modo, oltre ad essere fastidioso, può richiedere degli approfondimenti medici specialistici.
Alcuni aspetti, a cui prestare attenzione in particolare, possono suggerire alla persona la necessità di un controllo medico con tempistiche più rapide. Fra questi vanno ricordati:
- colore scuro del sangue:
- se il sangue emesso è rosso vivo ciò indica tendenzialmente che la sua causa scatenante è molto vicina. In assenza di traumi e post-operatorio di procedure chirurgiche anali e perianali, di frequente esso è associato alle emorroidi;
- sangue scuro e spesso maleodorante, invece, potrebbe suggerire che il sangue è stato originato in una parte alta del corpo (bocca, esofago stomaco, colon, etc) e scendendo è stato in parte digerito e metabolizzato. In questo caso, dunque, è richiesto da parte del medico un approfondimento ancora maggiore per individuarne la causa;
- sanguinamento frequente: ovverosia un sanguinamento anale non saltuario, che si presenta almeno 10 volte in un mese (consecutive o meno);
- perdita di sangue non legata alla defecazione;
- presenza di dolore, anche addominale e/o crampi persistenti;
- associazione con un’alterazione persistente della defecazione (stitichezza o diarrea);
- comparsa di una febbricola serale o un senso generale di malessere;
- sensazione di un ingombro che fuoriesce dall’ano.
In base, poi, alle caratteristiche specifiche del sangue fuoriuscito (presenza di coaguli etc.), lo specialista sarà in grado di capire meglio la sua natura e provenienza o prescriverà ulteriori accertamenti.
Perché recarsi dal medico
Il sanguinamento anale non è una patologia a sé, ma il segno di una problematica che lo determina che nella maggioranza dei casi è benigna, ma per la quale solo lo specialista può fornire una diagnosi specifica e una terapia idonea.
Quando recarsi al pronto soccorso
Il dottore chiarisce che "un sanguinamento anale generalmente non richiede di recarsi al Pronto Soccorso, a meno che NON:
- ci si trovi in una situazione di immediato decorso post-chirurgico;
- vi sia associato un trauma;
- ci si trovi a rischio emorragia.
Nella maggioranza delle situazioni, anche per evitare di sovraccaricare il Pronto soccorso, è più indicata una visita medica con il proctologo di fiducia che potrà dare indicazioni chiare al paziente ed eventualmente prescrivere esami e terapie ad hoc”, spiega il Dott Stuto.
Cosa non fare
In caso di fuoriuscita di sangue dalla zona anale alcuni metodi di automedicazione non hanno generalmente effetti benefici, pertanto risultano poco efficaci. Fra questi ricordiamo:
- l’applicazione di ghiaccio;
- l’assunzione di farmaci quali antinfiammatori o anestetici locali/antidolorifici.
Cause del sanguinamento anale
La patologia emorroidaria è la causa più frequente del sanguinamento anale ed è generalmente caratterizzata dall’assenza di dolore. Le emorroidi sono, infatti, dei cuscinetti che servono a mantenere la continenza anale e che si gonfiano e sgonfiano costantemente.
Essendo riccamente vascolarizzate, basta una piccola frizione per lesionarle. Nel caso di feci liquide, invece, è la loro acidità che va a danneggiare lo stato superficiale delle emorroidi, facendole sanguinare. Generalmente la lesione emorroidale si ripara velocemente e il dolore è poco presente o addirittura assente.
Oltre alle emorroidi, le altre cause più comuni che possono determinare sanguinamento anale sono:
- ragadi, che si presentano come dolorose e sanguinanti nella fase iniziale, ma molto meno in quella cronica;
- proctite (infiammazione del retto);
- malattia infiammatorie come morbo di Crohn e colite ulcerosa;
- fistole anali.
“Contrariamente alla credenza comune, occorre chiarire che solo molto raramente il sanguinamento anale è associato a un tumore. Va ovviamente presa in considerazione anche l’età del paziente, ma soprattutto nei giovani e under 40, si tratta di una casistica molto rara”, spiega il dottore.
La terapia per il sanguinamento anale varia in base alla causa scatenante. In linea di massima si tratta di terapie farmacologiche e chirurgiche mirate a risolvere la problematica individuata dal medico.