Terapia chirurgica del glaucoma, cosa c’è da sapere
PUBBLICATO IL 26 GENNAIO 2024
Secondo i dati del “World Report on Vision” 2019, circa 64 milioni di persone al mondo sono affette da glaucoma, delle quali 7 milioni hanno avuto una perdita di vista o sono divenute cieche. Nel nostro paese, la stima è di circa 1 milione di italiani affetti da glaucoma, che in ben la metà dei casi non sa di esserlo.
I controlli periodici della vista, dunque, restano fondamentali contro questa malattia, ma anel trattamento del suo stadio avanzato, la chirurgia rimane un’arma importantissima.
Il Dott. Gaspare Monaco, specialista in oftalmologia della Casa di Cura La Madonnina e responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica dell’IRCCS Policlinico San Donato, ci spiega meglio in cosa consiste la chirurgia del glaucoma e quando viene utilizzata.
Cos’è il glaucoma
“Il glaucoma è un gruppo di malattie oculari che possono danneggiare il nervo ottico, ovverosia l’elemento fondamentale per la trasmissione delle informazioni visive dall'occhio al cervello”, spiega il dottor Monaco.
Per uno squilibrio fra produzione e normale drenaggio dell’umor acqueo (ovverosia il liquido che fluisce e defluisce dall’occhio, aiutandolo a mantenere la sua forma e nutrire i tessuti circostanti), la pressione intraoculare (IOP) può aumentare, causando potenzialmente danni alle strutture nervose.
Ne esistono 2 tipologie:
- glaucoma angolo aperto: la forma più comune (ca. l’80% dei casi), che progredisce gradualmente;
- glaucoma ad angolo chiuso: in cui l’improvvisa occlusione della zona di scarico dell’umor acqueo genera un repentino innalzamento della pressione dell’occhio, che deve essere trattata in emergenza.
Se non opportunamente trattato, il glaucoma può determinare una perdita della vista e, nei casi più gravi, anche la cecità.
Perché si ricorre alla terapia chirurgica del glaucoma
La chirurgia del glaucoma mira a migliorare il deflusso dell'umor acqueo e ridurre la pressione intraoculare nei casi in cui:
- i farmaci e i trattamenti laser non riescono a controllare efficacemente la pressione intraoculare;
- la malattia progredisce nonostante altri interventi chirurgici pregressi o perché non riusciti o perché non sono stati in grado di ridurre in maniera soddisfacente la pressione intraoculare.
Esistono diverse tecniche a disposizione, fra le quali medico e paziente andranno a scegliere quella più adatta allo specifico caso, in base a:
- tipo e gravità del glaucoma;
- salute generale del paziente;
- esperienza del chirurgo in quella procedura.
È possibile recuperare la vista persa?
Né il trattamento chirurgico, né alcuna altra terapia consentono, purtroppo, di recuperare la vista perduta con l’avanzare della patologia, ma è possibile stabilizzare il quadro clinico affinché non vi sia una progressione.
Le principali tecniche utilizzate
Le più comuni procedure chirurgiche per il trattamento del glaucoma includono:
- trabeculectomia;
- chirurgia laser;
- Chirurgia Mininvasiva del Glaucoma (MIGS).
Trabeculectomia
La trabeculectomia è una tecnica tradizionale, comunemente eseguita. Durante la procedura, viene creato un nuovo canale di drenaggio per l'umor acqueo formando un piccolo lembo nella sclera (la parte bianca dell'occhio). Questo consente al liquido di bypassare la maglia trabecolare, ovverosia il tessuto che normalmente serve a drenare l’umor e che in questo caso è bloccato, riducendo la pressione intraoculare.
A volte, può essere impiantato per facilitare il drenaggio anche un piccolo tubicino chiamato shunt, connesso ad un sistema valvolare.
Chirurgia laser
Alcune procedure laser possono essere utilizzate per trattare alcuni tipi di glaucoma. Fra queste:
- la trabeculoplastica laser selettiva (SLT): che con un apposito laser migliora il deflusso dell’umor, agendo direttamente sulle cellule del trabecolato;
- l’iridotomia laser periferica (LPI), che consiste nell’effettuare tramite laser un piccolo foro nell’iride periferica, consentendo all’umor acqueo di defluire più liberamente. Utilizzata in genere a scopo profilattico o terapeutico in caso di glaucoma acuto;
- la ciclofotocoagulazione: il laser va a ridurre la produzione di umor acqueo, distruggendo parte del corpo ciliare, che lo produce. Di solito è riservata per i casi di glaucoma più avanzati.
Chirurgia Mininvasiva del Glaucoma (MIGS)
Si tratta di un insieme di procedure più recenti e meno invasive rispetto alla chirurgia tradizionale, caratterizzate da:
- incisioni minime;
- minori complicazioni;
- tempo di recupero più rapido.
La MIGS prevede l'impianto di dispositivi microscopici che vanno a potenziare le vie naturali di drenaggio dell'occhio, creando percorsi di deflusso alternativi a quelli bloccati. Alcuni esempi sono:
- impianto di stent trabecolari microbypass: microtubi metallici che bypassano la rete trabecolare bloccata, facendo defluire l’umor acqueo attraverso vie differenti;
- canaloplastica: una microsonda viene inserita per dilatare il canale di scolo dell’umor acqueo bloccato, tramite l’ausilio di un piccolissimo filo annodato all’interno di questo.
In Casa di Cura La Madonnina, il Dott. Monaco pratica la Chirurgia Mininvasiva del Glaucoma, indicata per trattare, con ottimi risultati, i pazienti affetti da questa patologia.
“La MIGS rappresenta un'innovazione significativa nella gestione del glaucoma. Rispetto alle procedure tradizionali, infatti, impiega tecniche meno invasive che favoriscono una ripresa più rapida e minimizzano l'impatto sulla qualità di vita della persona, consentendo una gestione più efficace e personalizzata della patologia, attraverso interventi più mirati”, spiega lo specialista.
Ci sono rischi?
Come tutta la chirurgia, anche quella per il glaucoma comporta rischi che possono variare a seconda di:
- tipo di procedura eseguita;
- salute generale del paziente;
- altri fattori individuali.
I regolari follow-up dopo l'intervento sono cruciali per monitorarne il successo e gestire eventuali problematiche insorte in seguito.
Oltre a questo, è importante che il paziente sia consapevole di tutti i rischi e potenziali complicanze che corre, nonché che nutra aspettative realistiche riguardo agli esiti della procedura, discutendo approfonditamente con il medico anche di eventuali dubbi e preoccupazioni.
Il post-intervento
Dopo un’operazione di glaucoma, l’occhio operato del paziente resterà bendato per alcuni giorni e dovranno essere applicati colliri e medicazioni.
Verranno fornite, poi, delle indicazioni specifiche come indossare occhiali scuri per alcune settimane o dormire in posizione sollevata per limitare l’afflusso di sangue all’area.
Visite periodiche di follow-up saranno, poi, programmate per monitorare l’andamento clinico.
La terapia farmacologica per il glaucoma
La terapia di prima scelta per il trattamento del glaucoma è ovviamente quella farmacologica (farmaci analoghi delle prostaglandine (PGA); beta-bloccanti; agonisti alfa; inibitori dell'anidrasi carbonica (CAI); Inibitori della rho chinasi etc.).
L’obiettivo è sempre quello di abbassare la pressione intraoculare e prevenire/limitare i danni al nervo ottico, agendo sulla riduzione della produzione di umor acqueo e il miglioramento del drenaggio.
È importante notare che la scelta del farmaco dipende da:
- tipo specifico di glaucoma;
- gravità della condizione;
- fattori individuali del paziente.
In alcuni casi, potrebbero essere prescritti contemporaneamente più medicinali o essere abbinati ad altri trattamenti come la terapia laser o MIGS, a seconda anche della progressione e gravità.
Sintomi e campanelli d’allarme
Le 2 tipologie fondamentali di glaucoma si differenziano molto nelle proprie manifestazioni cliniche:
- ad angolo aperto: è inizialmente asintomatico, mentre in una fase più avanzata, la sintomatologia tipica è rappresentata dalla perdita della visione periferica o visione a tunnel: con l’avanzare della patologia, l’area di visione tende, infatti, a ridursi a partire dalla periferia verso una piccola area centrale (visione a tunnel);
- ad angolo chiuso: i sintomi in questo caso sono quelli di:
- fortissimo dolore all’occhio;
- nausea e vomito;
- grave mal di testa;
- visione sfocata;
- aloni attorno alle luci: soprattutto di notte;
- rossore dell'occhio.
“Nella maggioranza dei casi il glaucoma resta una patologia che progredisce lentamente in cui le prime manifestazioni cliniche, ovverosia la perdita della visione periferica, sono ormai irreversibili e si può procedere solo con una stabilizzazione del quadro clinico”, conclude il dottore.
Visite oculistiche di routine con cadenza regolare restano, ad oggi, la miglior strategia preventiva, soprattutto in soggetti:
- con una storia familiare di glaucoma;
- over40;
- affetti da determinate condizioni mediche come il diabete.