Biopsia prostatica fusion: come si svolge l’esame

PUBBLICATO IL 16 NOVEMBRE 2022

La biopsia prostatica con tecnica Fusion è una metodica in grado di consentire una diagnosi mirata dei tumori alla prostata: le neoplasie più frequenti nel genere maschile, con circa 36.000 nuove diagnosi stimate in Italia in base agli ultimi dati del 2020. Neoplasie che, tuttavia, dal 2015 hanno registrato una riduzione del tasso di mortalità del 14,6% anche in considerazione delle nuove tecniche diagnostiche sempre più evolute fra cui, appunto, la biopsia fusion.

Il professor Luca Carmignani, specialista in Urologia della Casa di Cura La Madonnina e Responsabile dell'UO di Urologia dell'IRCCS Policlinico San Donato, ci illustra meglio in cosa consiste questa procedura e come viene effettuata.

Cos’è la biopsia prostatica Fusion

“La biopsia prostatica Fusion è una procedura bioptica, che quindi raccoglie campioni a fini diagnostici, in cui le immagini della prostata ottenute durante un’ecografia transrettale vengono ‘fuse’ tramite un apposito software con quelle di una Risonanza Magnetica Multiparametrica (RMmp) alla prostata eseguita dal paziente in precedenza”, spiega il professore.

 

Come si svolge l’esame

L’esame ha una durata di circa 30 minuti. Dopo aver fatto distendere il paziente di lato sul lettino, il medico esegue un’ecografia per via transrettale. Sul monitor dell’ecografo avviene la fusione delle immagini 3D raccolte in tempo reale dalla sonda con quelle della risonanza magnetica, effettuata antecedentemente dal paziente e caricata nell’ecografo.

A questo punto il medico procede con un’anestesia locale ed effettua, sempre tramite sonda, i prelievi nelle aree sospette. La zona da campionare viene identificata nel monitor dell’ecografo come un bersaglio da colpire.

 

Come prepararsi per l’esame

Per poter effettuare la procedura è necessario che il paziente segua alcuni step antecedenti prescritti dal medico:

  • effettuare e portare con sé in visione:
  • RMmp della prostata;
  • test ematici fra cui PSA totale, PSA libero, emocromo completo, tempo di protrombina (PT), tempo di tromboplastina parziale (PTT), INR;
  • esami delle urine e urinocoltura;
  • intraprendere la profilassi antibiotica, al fine di evitare infezioni a seguito dell’esame;
  • interrompere un’eventuale terapia anti-aggregante o anti-coagulante o seguire una terapia rivisita, così da ridurre al minimo il rischio di sanguinamenti legati alla procedura;
  • sottoporsi a un clistere per pulire il canale rettale in cui passerà la sonda ecografica;
  • seguire un digiuno di 6 ore (questo solo nel caso l’esame venga svolto in sedazione).

 

I vantaggi della tecnica fusion

Gli importanti vantaggi che si possono riscontrare effettuando questa procedura sono:

  • alta sensibilità e diagnosi più accurata: integrando e potenziando le immagini dell’ecografia con quelle della RMmp, la biopsia fusion gode, rispetto alla procedura ecografica tradizionale, di una sensibilità e precisione più alte nella diagnosi dei tumori alla prostata maggiormente aggressivi;
  • mappatura 3d delle biopsie che, nel caso vengano individuate neoplasie, consente una ricostruzione approssimativa di volume, posizione e caratteristiche delle stesse, così da poter anche elaborare, in base a questo, il piano terapeutico più adatto;
  • minor rischio di complicanze: riducendo il numero di campioni si riduce anche il conseguente rischio di infezioni urinarie, infiammazioni della prostata (prostatiti) e presenza di sangue in urine (ematuria), sperma (emospermia) o dal retto (rettoragia);
  • meno prelievi e più precisi: la biopsia fusion consente prelievi solo nelle aree individuate come sospette, al contrario dell’ecografia transrettale tradizionale (TRUS) che prevede una campionatura ‘alla cieca’ in 12/18 punti della prostata, con l’alto rischio di mancare o individuare parzialmente le zone neoplastiche.

 

Screening e prevenzione

Secondo il rapporto “I numeri del cancro 2021”, il fatto che il carcinoma prostatico sia divenuto il tipo di tumore più frequente nella popolazione maschile occidentale è legato alla maggiore probabilità di diagnosi tramite uno screening precoce.
Sempre secondo il rapporto, infatti, il tumore alla prostata è la malattia oncologica a più alta prevalenza nel sesso maschile (564.000 casi), ovverosia il numero di persone che vivono dopo la diagnosi.

“Per molti uomini, purtroppo, vale ancora il monito a superare l’imbarazzo per recarsi dall’urologo - spiega il professor Carmignani -. Il medico, però, tramite l’esame obiettivo è spesso già in grado di individuare un aumento di volume e consistenza della ghiandola prostatica da approfondire eventualmente con: 

  • esami del sangue (PSA); 
  • risonanza magnetica multiparametrica alla prostata; 
  • biopsie”.

Risonanza prostatica multiparametrica (RMmp)

In particolare, la risonanza prostatica multiparametrica (RMmp) è un esame molto sensibile per il tumore alla prostata che, come indica l’espressione stessa, va ad acquisire molteplici parametri morfologici, funzionali e metabolici, andando a rappresentare la miglior indagine non-invasiva per identificare neoplasie prostatiche che, ad ogni modo, dovranno essere confermate tramite biopsia.

 

La biopsia prostatica fusion presso la Casa di Cura la Madonnina 

È possibile effettuare biopsie prostatiche fusion presso la Casa di Cura La Madonnina. 

Per ulteriori informazioni e per prenotare una visita urologica con il Prof. Carmignani contattare il numero 02.50030013.

Cura e Prevenzione