Placche alla gola: come si riconoscono

PUBBLICATO IL 05 SETTEMBRE 2022

Le placche alla gola sono delle manifestazioni di colore bianco-giallastro a carico della mucosa che ricopre le tonsille e talora della parte posteriore della faringe. Ma cosa le determina e, soprattutto, come è opportuno comportarsi? 

Ne parliamo con il Prof. Paolo Castelnuovo, specialista in Otorinolaringoiatria della Casa di Cura La Madonnina, nonché direttore della SC di Otorinolaringoiatria dell’ASST Settelaghi, Ospedale di Circolo di Varese e professore ordinario di Otorinolaringoiatria dell’Università dell’Insubria Varese, oltre che direttore del Centro di Ricerca del capo e del collo e per la dissezione forense del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita (DBSV) del medesimo ateneo.

 

Le cause delle placche alla gola

Il professore spiega come le placche alla gola possano indicare 3 quadri clinici ben distinti che variano a seconda di quelle che sono le cause scatenanti:

  • infiammazione acuta: per l’adulto e, soprattutto, per il bambino, che presenta delle difese immunitarie ancora in fase di sviluppo, le placche alla gola possono essere la manifestazione acuta di una o più infezioni di tipo:
    • virale: causate, ad esempio, da adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali etc.;
    • batterico: streptococco beta emolitico di gruppo A, klebsiella pneumoniae, Haemophilus influentiae etc.;
    • micotico: candida, mughetto etc.;
  • tonsille criptiche: si tratta di alterazioni benigne o rotture di alcune cavità delle tonsille definite ‘cripte tonsillari’. Queste alterazioni delle cripte, originate da vari fattori, vanno ad interferire con la loro capacità di autopulirsi, determinando una stagnazione di cellule morte e detriti che possono arrivare a comparire all’esterno della tonsilla nella forma di placche che prendono il nome di ‘zaffo caseoso’, caratterizzate anche da cattivo odore;
  • infiammazione cronica: si tratta di un quadro clinico, principalmente nell’adulto, in cui le placche si associano con frequenza e ricorrenza a una febbricola, in genere serale, a causa di un’infiammazione cronica che rimane latente fino a quando non si verificano squilibri come sbalzi climatici, sforzo fisico, etc.

 

I sintomi delle placche alla gola

La sintomatologia è un aspetto importante quando si parla di placche alla gola in quanto permette di individuare e distinguere i 3 quadri clinici sopra indicati.

  • infiammazione acuta: può essere caratterizzata da manifestazioni cliniche quali:
    • mal di gola (faringodinia);
    • dolore durante la deglutizione;
    • dolore durante la deglutizione nella zona dell’orecchio, questo perché orecchio e regione tonsillare presentano un’innervazione sensitiva in comune;
    • rigonfiamento e dolore a carico delle ghiandole (adenopatie latero-cervicali) poste sotto l’angolo mandibolare e nella parte laterale del collo;
    • febbre;
  • tonsille criptiche: nel caso di un’alterazione strutturale alle cripte tonsillari il quadro clinico non presenta infiammazione e dolore, ma risulta caratterizzato soltanto da:
  • infiammazione cronica: rispetto alla forma acuta, che può presentarsi con febbre alta e dolore intenso anche a livello delle linfoghiandole del collo, quella cronica manifesta una sintomatologia più sfumata con, ad esempio:
    • febbricola (di poco superiore a 37);
    • malessere generale;
    • dolori muscolari.

 

Quando recarsi dal medico

Nella maggioranza dei casi di tipo infiammatorio acuto, le placche alla gola si risolvono con terapia medica nel giro di un paio di settimane. Se, tuttavia, con il passare dei giorni la situazione non migliora, è opportuno tornare dal medico. 

“Spesso una tonsillite protratta può essere determinata da cause comuni come una mononucleosi (malattia del bacio) non diagnosticata – spiega il prof. Castelnuovo -. Per questo motivo e al fine di escludere anche patologie fortunatamente più rare, come leucemie acute nascoste, se il quadro clinico non migliora o non si risolve nel giro di un paio di settimane è sempre opportuno recarsi dallo specialista per le opportune valutazioni mediche”.

Anche nel caso di recidive frequenti è opportuno consultare il medico che prescriverà accertamenti come delle analisi del sangue in grado di valutare lo stato infiammatorio (emocromo con formula leucocitaria, proteina c reattiva, VES, TAS, etc.) e poter, così, procedere ad elaborare la terapia più adatta.

 

Come curare le placche alla gola 

Il trattamento delle placche alla gola varia ancora una volta in base alla loro tipologia e causa:

  • infiammazione acuta la terapia standard prevede l’assunzione di:
    • antinfiammatori ed eventuali antipiretici per un periodo di 3 giorni; 
    • antibiotico: se dopo i 3 giorni la sintomatologia non è migliorata, occorre curare l’infezione con antibiotici prescritti dal medico per un periodo di 8-10 giorni;
    • ulteriori cure/intervento: se dopo 8-10 giorni di antibiotico non si evidenziano miglioramenti, il medico prescriverà ulteriori accertamenti in base ai quali impostare una terapia mirata che, nel caso di recidive infettive frequenti può, come estrema ratio, essere rappresentata anche da una tonsillectomia;
  • tonsille criptiche: in questo caso la sintomatologia non è di tipo doloroso o patologico, pertanto, in genere si interviene per motivazioni di carattere estetico o per il cattivo odore generato dal materiale di deposito che, se mal tollerati, possono far optare per una tonsillectomia;
  • infiammazione cronica: dopo la cura della manifestazione acuta si agisce cercando di rafforzare il sistema immunitario, così da aumentare le difese dell’organismo. Ad esempio, possono essere effettuati dei vaccini anticatarrali volti a ridurre il numero di episodi infettivi. 

La tonsillectomia

La tonsillectomia, ovverosia la rimozione chirurgia delle tonsille, è una procedura che risulta auspicabile soprattutto per adulti e bambini al di sopra dei 3 anni che ne abbiano indicazione, sebbene, ovviamente si debba valutare caso per caso.

“Le nostre tonsille - conclude il professore -  che non sono solo le ‘tonsille palatine’ che noi vediamo, ma anche le ‘faringee’ (adenoidi) e le ‘linguali’, situate, cioè, dietro e alla base della lingua, formano un complesso noto come anello linfatico di Waldeyer, il quale fino ai 10 anni di età riveste una funzione importante nell’organismo: riconoscere i patogeni che entrano da bocca e vie aeree superiori così da sviluppare anticorpi protettivi.

Se è possibile, quindi, fino a quell’età è preferibile preservarle; mentre poi questa loro funzione si perde e le informazioni raccolte vengono trasferite al midollo delle ossa lunghe, dove si sposta anche la produzione di anticorpi”.

 

Placche alla gola in vacanza: cosa fare

Fra le 3 tipologie elencate, quelle che più di frequente possono verificarsi in vacanza, determinando fastidi e disagi, sono ovviamente quelle riconducibili ad un’infiammazione di tipo acuto o cronico. Per distinguerle è necessario osservare la sintomatologia riscontrata.

Ma si può andare al mare con le placche alla gola? La risposta a questa domanda che in molti si pongono varia in base alla tipologia di placche alla gola. In presenza, infatti, di:

  • placche di natura infiammatoria acuta: è meglio restare a casa a riposare;
  • placche di natura infiammatoria cronica: sì al mare, ma facendo attenzione ad evitare sbalzi climatici e sforzi;
  • tonsille criptiche: sì alla spiaggia senza alcuna controindicazione.
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