Colite o intestino irritabile? Qual è la differenza

PUBBLICATO IL 09 NOVEMBRE 2021

Dolori addominali, diarrea, meteorismo possono essere spie sia di colite, sia di sindrome dell’intestino irritabile. Il gastroenterologo spiega come distinguerle

Disturbi e patologie a carico dell’intestino oggigiorno sono sempre più diffusi a causa anche di svariati fattori quali ad esempio predisposizione genetica, alimentazione e stile di vita. A volte persino una diagnosi differenziale fra le molteplici malattie e sindromi gastroenterologiche non è così semplice, come nel caso di colite e intestino irritabile. Il Dott. Felice Cosentino, specialista in gastroenterologia della Casa di Cura La Madonnina approfondisce l’argomento.

Che cos’è la colite

Il dott. Cosentino spiega che “Esistono molti e diversi tipi di colite, ma se vogliamo darne un’accezione generica, con questo termine si intende una patologia infiammatoria, acuta o cronica, a carico del colon (la parte terminale dell’intestino) o dell’intestino in generale. 

Le forme più comuni di colite sono il Morbo di Crohn e la Colite Ulcerosa; definite anche Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), che si manifestano con una sintomatologia varia, ma spesso caratterizzata da ulcere ed erosioni dell’intestino”.

 

Cos’è la Sindrome dell’intestino irritabile (IBS)

Quando si parla di colite, tuttavia, spesso i pazienti intendono un’altra condizione molto diffusa: la Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS). 

“Per Sindrome dell’Intestino Irritabile o Colite Spastica (in Inglese Irritable Bowel Syndrome) si intende, invece, un disordine funzionale dell’intestino che è benigno e che, secondo l’ISS, interessa circa il 10% della popolazione; soprattutto donne, prevalentemente in età 20-50 anni – continua lo specialista -. 

In questo caso l’intestino è ipersensibile, quindi tende ad infiammarsi con sintomi diversificati, ma senza generare di solito alterazioni significative come può avvenire, invece, se la Malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa non vengono diagnosticate tempestivamente”. 

 

Quali sono i sintomi della colite 

Entrando nel dettaglio, la colite (Morbo di Chron e Colite Ulcerosa) può manifestarsi con una sintomatologia diversificata caratterizzata spesso, però, da manifestazioni cliniche quali:

  • diarrea cronica;
  • sangue nelle feci (più comune nella colite ulcerosa);
  • sintomi correlati quali: febbre, dimagrimento, forte spossatezza, a volte anemia. 

In presenza dei sintomi sopraelencati è necessario prenotare il prima possibile una visita con il gastroenterologo

Questa sintomatologia, tuttavia, si evidenzia in relazione anche alla gravità dell’infiammazione e alla fase ciclica della malattia (remissiva o di riacutizzazione), per cui può essere addirittura assente ed essere, invece, sostituita da una sintomatologia aspecifica che può rendere difficile anche la diagnosi differenziale con l’IBS.

I sintomi dell’intestino irritabile

Anche il colon irritabile è a sua volta caratterizzato da fasi di riacutizzazione e di recessione e può essere accompagnato da sintomi ricorrenti, fra cui:

  • dolore addominale, che generalmente peggiora dopo i pasti e migliora in seguito all’evacuazione;
  • pancia gonfia (meteorismo);
  • aerofagia;
  • diarrea o stitichezza (anche in alternanza). 

 

Cause della Colite 

Per quanto concerne la Colite Ulcerosa e il Morbo di Crohn, le cause delle due patologie non sono ancora note, ricorda il dott. Cosentino, ma attualmente si pensa che alcuni fattori, come, ad esempio, alimentazione, infezioni intestinali, fumo (per il Morbo di Crohn) vadano a sovra stimolare il sistema immunitario che, in soggetti con una predisposizione genetica, attacca la flora batterica dell’organismo. 

Un'altra possibilità, invece, sembrerebbe l’azione di agenti patogeni quali virus o batteri in grado di provocare la malattia.

 

Cause della Sindrome dell’Intestino Irritabile

Anche le cause dell’IBS non sono note, ma la letteratura scientifica attuale sembra propendere per:

  • alterazioni a livello della motilità intestinale (passaggio del cibo nell'intestino o troppo veloce o troppo lento);
  • ultrasensibilità delle strutture nervose presenti nell'intestino; 
  • stress;
  • alterazioni della flora batterica dell’intestino;
  • predisposizione familiare. 

Le patologie da escludere

Il Dott. Cosentino ricorda, poi, come spesso l’etichetta di ‘colon irritabile’ venga utilizzata da alcuni medici come ‘via di fuga’, invece di analizzare le possibili cause alla base dei disturbi intestinali evidenziati dal paziente. Anche in caso di IBS conclamata, infatti, questi possono determinare un peggioramento del quadro clinico. 

Per poter parlare di intestino irritabile vanno, infatti, differenziate ed escluse:

  • intolleranza al lattosio, che può essere diagnosticata in ospedale con un semplice breath test al lattosio;
  • celiachia e sensibilità non celiaca al glutine (Non Celiac Gluten Sensitivity - NCGS): per la diagnosi di celiachia si effettua un test ematico (ricerca anticorpi tTG, AGA ed EMA) e/o una biopsia intestinale. Alcuni soggetti, tuttavia, seppur non celiaci, riscontrano dei disturbi di sensibilità al glutine (NCGS) che non è ancora individuabile tramite test; 
  • Intolleranza agli alimenti FODMAP: FODMAP è l’acronimo inglese di Fermentable Oligo-saccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyolis, una serie di carboidrati a corta catena come lattosio, fruttosio, polialcoli etc. che, in soggetti predisposti, possono risultare poco assorbibili dal piccolo intestino e fermentare al suo interno;
  • sindrome da sovracrescita batterica intestinale (Small Intestinal Bacterial Overgrowth – SIBO): una crescita esagerata della popolazione batterica dell'intestino tenue che diviene anche simile a quella del colon. La diagnosi viene effettuata con in breath test al glucosio o lattulosio. Se non diagnosticato può condurre alla sindrome da alterata permeabilità intestinale;
  • sindrome da alterata permeabilità intestinale (Leaky Gut Syndrome - LGS) e Disbiosi intestinale: un’alterazione della barriera dell’intestino che si occupa dell’assorbimento dei nutrienti e delle sostanze nocive, con sintomi anche a livello sistemico e una disbiosi, ovverosia un alterato equilibrio della flora batterica, che, se non trattati possono cronicizzarsi anche con gravi conseguenze.

 

L’importanza della diagnosi precoce della colite

Una diagnosi precoce delle MICI quali Morbo di Crohn e Colite UIcerosa è fondamentale per prevenire complicanze a volte anche irreversibili che possono determinare il ricorso all’intervento chirurgico con conseguente rimozione anche di parte dell’intestino. 

Se non diagnosticate e trattate in tempo, infatti:

  • la colite ulcerosa può portare a perforazioni, megacolon tossico (un aumento abnorme del colon con accumulo di sostanze tossiche al suo interno) ed emorragia grave;
  • Il morbo di crohn può causare fistole, stenosi (restringimenti), ascessi e aderenze.

Esami diagnostici 

Per questo motivo, gli esami strumentali che possono aiutare a determinare una diagnosi di colite sono:

  • colonscopia con esame istologico;
  • ecografia all’addome e all’intestino;
  • radiografia all’addome e all’intestino;
  • enteroclisi TC;
  • risonanza magnetica all’addome.

A cui si aggiungono:

  • esami ematici;
  • esami delle feci.

 

La diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile

Per l’IBS non vi sono test diagnostici specifici, quindi lo specialista deve andare ad escludere intolleranze e malattie organiche come gastriti, diverticoliti etc. con metodiche quali:

  • breath test;
  • analisi del sangue;
  • esami delle feci. 

Il Dott. Cosentino ricorda come sia importante non ricorrere agli innumerevoli e, soprattutto, poco attendibili test per le intolleranze alimentari, ma di seguire le indicazioni del gastroenterologo per affrontare serenamente questa patologia nella consapevolezza che potrà risolvere o controllare la problematica.

 

Cura della Colite

Ad oggi non esistono cure definitive per la Malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa, ma terapie elaborate sulla singola persona al fine di alleviare l’infiammazione, riducendo i periodi di riacutizzazione ed evitando complicanze. Il fumo andrebbe eliminato in quanto fattore di rischio accertato per il Morbo di Crohn, mentre la dieta, in alcuni casi può contribuire ad alleviare la sintomatologia. 

Esistono, poi, delle terapie farmacologiche e chirurgiche.

Il trattamento farmacologico

La terapia farmacologica è elaborata a seconda dei sintomi e del livello di gravità della colite riscontrato dal paziente, partendo da:

  • farmaci anti-diarrea e/o antidolorifici;
  • antinfiammatori intestinali a minore impatto, come la mesalazina o la sulfosalazopirina;
  • cortisonici topici, che vanno ad agire sull’intestino senza entrare in circolo.

Se questi non sono sufficienti, entrano in gioco:

  • immunosoppressori (ad es. azatioprina e mercaptopurina); 
  • farmaci biologici come infliximab, adalimumab, ustekinumab o vedolizumab. 

Inoltre, si affiancano integratori per il ripristino dei nutrienti persi con diarrea e a causa del malassorbimento intestinale.

Il trattamento chirurgico

Se la terapia farmacologica non dà i risultati sperati o nel caso la malattia abbia generato complicanze, può subentrare anche la terapia chirurgia con rimozione del tratto interessato dall’infiammazione o di tutto il colon e retto e una conseguente ricostruzione della continuità intestinale.

 

Cura dell’intestino irritabile 

Nel caso di intestino irritabile il medico elabora una cura per il controllo della sintomatologia, che può prevedere:

  • una dieta personalizzata: o FODMAP o prescritta da un nutrizionista/dietista su consulenza del gastroenterologo, limitando i cibi e bevande irritanti quali ad esempio alimenti grassi o troppo lavorati, bibitegassate, bevande stimolanti etc.; .
  • farmaci: come ad esempio antispastici, farmaci per aiutare la digestione e diminuire il gonfiore intestinale, lassativi in caso di stitichezza etc.
Cura e Prevenzione