Cos'è la colite spastica e come curarla

PUBBLICATO IL 13 NOVEMBRE 2024

La colite spastica è un disturbo intestinale molto diffuso che, secondo i dati dell’ISS, riguarda circa il 10% della popolazione in generale e in particolare le donne nella fascia di età 20-50 anni

Anche se non si tratta di una condizione grave o maligna, chi ne soffre avverte di frequente una serie di sintomi spiacevoli, che possono compromettere significativamente la qualità della propria vita. 

Approfondiamo le caratteristiche di questa patologia con il dott. Felice Cosentino, specialista in Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva della Casa di Cura La Madonnina e Direttore Scientifico del Servizio di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva degli Istituti Clinici Zucchi di Monza.

 

Cos’è la colite spastica

“La colite spastica, più propriamente conosciuta come ‘sindrome del colon/intestino irritabile’ (in inglese Irritable Bowel Syndrome IBS) è un disturbo cronico e benigno del colon che, ipersensibile, tende a sviluppare infiammazione, generando alcuni sintomi tra cui crampi addominali e alterazioni della funzionalità intestinale con diarrea e/o stitichezza” spiega il dottore.

Non deve essere confusa con le forme di colite definite Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) quali, ad esempio, il Morbo di Crohn e la Colite Ulcerosa che risultano, invece, caratterizzate da ulcere ed erosioni all’intestino.

 

Cause della colite spastica

Le cause esatte della colite spastica non sono a oggi note, ma ci sono vari fattori che possono contribuire a scatenare o peggiorare i sintomi caratteristici della condizione quali, ad esempio:

  • alcuni specifici alimenti poco tollerati da quello specifico soggetto;
  • fattori psicologici come stress, ansia, depressione;
  • cambiamenti ormonali, come quelli che si verificano durante il ciclo mestruale;
  • alterazioni a livello della motilità intestinale (ovverosia il passaggio troppo veloce o troppo lento del cibo nell'intestino);
  • ultrasensibilità delle strutture nervose presenti nell'intestino; 
  • squilibri della flora batterica intestinale (microbiota): cambiamenti nell’equilibrio fra batteri positivi e negativi presenti nel tratto intestinale possono influenzare la salute del colon e della persona;
  • predisposizione familiare e genetica. 

 

I sintomi della colite spastica

I sintomi dell’intestino irritabile a cui prestare attenzione variano molto a seconda della persona e della fase della malattia, che alterna periodi acuti a periodi di quiescenza. I più comuni fra questi sono:

  • dolore o crampi addominali: spesso alleviati dopo l’evacuazione;
  • gonfiore addominale;
  • flatulenza e meteorismo;
  • diarrea, stitichezza o alternazione di entrambe.
  • presenza di muco nelle feci.

 

Come avviene la diagnosi

Per la sindrome dell’intestino irritabile non esistono test diagnostici specifici, pertanto è necessario escludere intolleranze, celiachia e altre patologie quali gastriti, diverticoliti etc. attraverso approfondimenti diagnostici fra cui:

  • breath test a glucosio e/o lattosio;
  • analisi del sangue;
  • DAO test per intolleranza all’istamina;
  • esami delle feci;
  • gastroscopia e/o colonscopia, se necessari.

“È doveroso sottolineare che un gran numero di test per le intolleranze alimentari non ha validità scientifica, pertanto è indispensabile evitare il fai da te e affidarsi, invece, al gastroenterologo, fiduciosi che si perverrà a una diagnosi e alla soluzione del problema” sottolinea il dottor Cosentino.

 

Cure e trattamenti per la colite spastica

Ad oggi non esiste una cura definitiva per la sindrome dell’intestino irritabile, ma è possibile gestirne i sintomi con un approccio personalizzato.

Farmaci

In base alle manifestazioni cliniche dominanti possono essere prescritti dal medico:

  • antispastici;
  • lassativi;
  • farmaci contro la diarrea (antidiarroici);
  • medicinali che agiscono sull’aspetto psicologico, aiutando a gestire stress, ansia e/o stati depressivi.

Terapia cognitivo-comportamentale

Un percorso psicologico con un professionista del settore può essere utile nei casi in cui, ad esempio, stress, ansia o disturbi depressivi siano fattori predominanti nella manifestazione della colite spastica e non si riesca a gestirli autonomamente.

 

Dieta e stile di vita per gestire la colite 

“La sindrome del colon irritabile è una patologia molto diffusa che, sebbene cronica, può essere gestita in maniera efficace con strategie mirate e un’attenta cura dell’alimentazione e dello stile di vita, i quali possono ridurre significativamente la frequenza degli episodi sintomatici” specifica il dottore.

Una dieta personalizzata, infatti, prescritta da un dietologo o nutrizionista su consulenza del gastroenterologo, al fine di limitare cibi e bevande irritanti, può fare la differenza assieme ad alcuni semplici accorgimenti quali:

  • cercare di consumare, per quanto possibile, cibi privi di conservanti e realizzati con ingredienti freschi e genuini;
  • non saltare i pasti, ma mantenere una regolarità e consumare pasti piccoli e frequenti, a orari regolari;
  • prendere nota dei cibi o bevande che peggiorano la sintomatologia, così da poterli limitare/evitare; 
  • praticare regolare attività fisica, aiutando a scaricare lo stress e favorire la digestione;
  • non ingoiare cibo velocemente e senza masticarlo abbastanza;
  • evitare il consumo abituale di cibi grassi, speziati e bevande alcoliche/irritanti come, ad esempio, caffè, tè, drink energetici, superalcolici;
  • evitare di masticare chewing-gum, in quanto possono favorire gonfiore addominale nonché irritare lo stomaco favorendo la produzione di succhi gastrici;
  • consumare il giusto apporto di fibre, per controllare la stitichezza o, viceversa, la diarrea;
  • bere il giusto apporto di acqua per contrastare la disidratazione, in caso di diarrea, o la secchezza delle feci, in caso di stipsi;
  • assumere farmaci come lassativi o che aumentano la motilità intestinale solo su prescrizione medica.

La dieta FODMAP

Per ridurre la sintomatologia determinata dalla colite spastica, negli ultimi decenni si è diffusa anche una dieta che prevede un ridotto apporto di alimenti fermentabili, detti appunto FODMAP (fermentable oligosaccharides, disaccharides, monosaccharides and polyols). Anche questa, ad ogni modo, deve essere praticata solo sotto stretto controllo medico, dopo le opportune valutazioni dello specialista.

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