Disbiosi e idrocolonterapia: come ristabilire il benessere intestinale

PUBBLICATO IL 20 FEBBRAIO 2023

L’intestino e il suo benessere rivestono un ruolo riconosciuto come sempre più importante all’interno del corpo umano. Gli studi scientifici degli ultimi anni e l’introduzione di concetti come quello di ‘microbiota’, ‘disbiosi intestinale’ e ‘idrocolonterapia’ dimostrano, infatti, come un intestino in salute sia fondamentale per il mantenimento di un organismo in forma nel suo complesso.  

Approfondiamo il tema con il dottor Felice Cosentino, specialista in Gastroenterologia e Chirurgia dell’Apparato Digerente della Casa di Cura La Madonnina. 

 

Cos’è il microbiota

“Microbiota deriva dal greco ‘mikròs=piccolo’ + ‘bìos= vita’. Sta a indicare, infatti, un insieme di piccolissimi organismi viventi, visibili al microscopio, che si interconnettono e interagiscono fra loro all’interno di un determinato ambiente che vanno a occupare e che, nel caso del corpo umano, può essere, ad esempio: 

  • cavità orali (naso e bocca);
  • stomaco;
  • intestino;
  • pelle;
  • orecchio;
  • vagina;
  • vie urinarie;
  • etc.

Parlando specificatamente di microbiota intestinale, quindi, si vanno a intendere i microrganismi che popolano l’intestino e che in passato venivano anche chiamati, in maniera molto semplicistica, ‘flora intestinale’”, spiega il dottor Cosentino. 

Microbiota e microbioma

Microbiota non va confuso con il termine microbioma che, invece, indica il patrimonio genetico (insieme dei geni e DNA) del microbiota e che costituisce circa il 90% del totale dei geni umani (formato da geni del microbioma + genoma umano).

 

Com’è composto il microbiota intestinale

Solo per il microbiota intestinale si parla di 1.000 miliardi di microrganismi, divisi essenzialmente in 3 categorie fondamentali dette ‘enterotipi’:

  • batteri (batteriota): costituiscono la maggior parte del microbiota;
  • funghi (micota): ad esempio, la candida presente naturalmente nell’intestino;
  • virus (virota): l’insieme dei virus nel microbiota è specifico per ogni individuo, ma la sua funzione deve ancora essere approfondita.

La composizione del microbiota varia fra popolazioni e individui stessi di una medesima popolazione, in base anche a elementi come:

  • patrimonio genetico;
  • fattori personali e ambientali;
  • dieta. 

Si modifica, inoltre, con il variare dell’età.

 

A cosa serve il microbiota intestinale 

La relazione fra uomo e microbiota è quella di una convivenza con vantaggi reciproci in quanto l’essere umano fornisce ai microrganismi i nutrienti, mentre questi svolgono le funzioni necessarie per il mantenimento di uno stato di benessere dell’organismo che li ospita. In estrema sintesi, possiamo dire che queste funzioni sono di tipo: 

  • strutturale: il microbiota determina lo sviluppo del sistema immunitario (il cui 70/80% risiede nell’intestino), dei villi intestinali (importanti per l’assorbimento dei nutrienti e del glutine) e delle cellule dell’epitelio (il tessuto esterno dell’intestino che, fra le altre cose, impedisce il passaggio dei batteri al sistema sanguigno tramite cui si diffonderebbero nell’organismo (barriera epiteliale));
  • metabolico: sintetizzano vitamine, aminoacidi, acidi grassi a catena corta ed enzimi. Inoltre, controllano quella che è la proliferazione delle cellule;
  • protettive: proteggono da infezioni e favoriscono l’attivazione del sistema immunitario per l’eliminazione di cellule anomale, come quelle tumorali.

 

Disbiosi intestinale 

Risulta di fondamentale importanza mantenere un equilibrio fra le diverse specie batteriche ‘buone’ (non patogene) e ‘nocive’ (patogene) presenti nell’intestino. Normalmente, infatti, a predominare sono quelle buone, che assicurano una condizione di benessere ed equilibrio intestinale definita ‘eubiosi’. Quando, invece, la flora intestinale buona viene danneggiata e i batteri patogeni prendono il sopravvento, si parla di ‘disbiosi’. La ‘disbiosi’ è causata da svariati fattori esterni e interni come, ad esempio:

  • diete squilibrate: un regime alimentare ricco di cibi processati, alcol, zuccheri e con ridotto apporto di fibre, frutta e verdura è collegato a processi sia di invecchiamento precoce che infiammatori;
  • stress e stile di vita scorretto (es. fumo); 
  • intolleranze alimentari, infezioni intestinali;
  • terapie antibiotiche: gli antibiotici alterano la diversità del microbiota con la possibilità anche di creare patogeni antibiotico-resistenti. Per questo motivo vanno utilizzati solo sotto stretto controllo medico. 

Sintomi della disbiosi intestinale

La disbiosi intestinale può avere differenti livelli di alterazione e può essere caratterizzata da un protrarsi di  sintomi quali:

  • gonfiore addominale;
  • meteorismo (pancia gonfia);
  • difficoltà digestive costanti;
  • stipsi o diarrea croniche, anche alternate;
  • senso di bruciore intestinale;
  • spossatezza costante;
  • frequente mal di testa.

Si stima che circa il 40-70% dei pazienti che effettuano una visita gastroenterologica soffrano di disbiosi, spesso confusa con la Sindrome dell’intestino Irritabile (IBS).

Rischi della disbiosi intestinale

Una disbiosi non corretta e che si protrae nel tempo comporta uno stato di microinfiammazione del colon con  cedimento della barriera mucosa ed aumento della permeabilità intestinale (‘Sindrome dell’intestino gocciolante’ - Leaky Gut Syndrome). Di conseguenza, si riversano dall’intestino nel circolo sanguigno sostanze estranee e tossiche (funghi, batteri, macromolecole, sostanze allergizzanti, ecc.) che vanno ad aggredire, tramite la produzione di citochine infiammatorie o anticorpi  ‘anomali’, altri organi/apparati a livello sistemico.  Si rischia, pertanto, l’insorgenza o la progressione di patologie e problematiche come:

  • patologie locali gastrointestinali (coliti croniche, morbo di Crohn, colite ulcerosa, ecc;)
  • malattie autoimmunitarie e/o reumatiche;
  • patologie dell’apparato genito-urinario (prostatiti, cistiti, vaginiti, ecc)
  • malattie dermatologiche (dermatiti, allergie, eczemi, ecc.)
  • patologie dell’apparato cardiovascolare;
  • allergie e/o intolleranze;
  • malattie metaboliche;
  • celiachia
  • obesità
  • malattie oncologiche;

Sono in corso degli studi anche sull’analisi del possibile rapporto tra microbiota e autismo e sullo sviluppo di patologie neurologiche e neurodegenerative come, ad esempio, l’Alzheimer.

In presenza di una sintomatologia gastrointestinale persistente, associata ad eventuali sintomi generali, è sempre opportuno, quindi, consultare il gastroenterologo.

La visita gastroenterologica si svolge in diversi step: 

  • inquadramento generale, volto a delineare stile di vita e storia clinica del paziente; 
  • richiesta di esami di primo livello; 
  • studio del microbiota e sedute di idrocolonterapia. 

Il tutto all’interno di un programma terapeutico che abbia come obiettivo quello di ripristinare l’eubiosi.

 

L’idrocolonterapia: quando serve e come funziona

L’idrocolonterapia, ovverosia una ‘terapia del colon con acqua’, è una pratica che in forma rudimentale si pensa fosse già nota nell’antico Egitto. Al giorno d’oggi, consiste nel lavaggio del colon tramite irrigazioni di acqua, in un processo simile (benché più blando) a quello del colon wash introdotto nel 2010 dal dottor Cosentino come preparazione alla colonscopia.

L’Idrocolonterapia va a depurare e disintossicare l’intestino, pertanto risulta molto utile come trattamento di supporto alle terapie convenzionali in presenza di sintomatologia gastrointestinale (stipsi; diarrea cronica; meteorismo; gonfiore addominale; bruciore intestinale; ecc) o di patologie extradigestive spesso connesse ad una disfunzione intestinale quali disturbi del tratto uro-genitale (candidosi; vaginiti; cistiti; prostatiti, ecc.)  o di tipo cutaneo (acne; dermatiti; eczemi, ecc).

Come si svolge 

Il paziente viene fatto distendere sul fianco sinistro, mentre l’operatore introduce nel retto e manovra delicatamente una piccola cannula dalla quale fuoriesce acqua tiepida a temperatura e pressione costanti che, accompagnata da un delicato massaggio manuale, va a ripulire il colon da tossine e materiale fecale. Il prodotto di scarto fuoriesce assieme all’acqua sporca in un secondo canale a circuito chiuso.

La procedura si svolge in genere in cicli della durata di circa 30-40 minuti a seduta, solitamente senza alcuna sedazione, in quanto l’idrocolonterapia non produce generalmente fastidi, ma anzi, una volta conclusa il paziente dichiara un senso di leggerezza e benessere.

Preparazione e controindicazioni

Prima di effettuare la procedura è raccomandato un digiuno di almeno 4 ore e di evitare il consumo di cibi grassi nei 2 giorni antecedenti. In rari casi può presentarsi un transitorio meteorismo, ma non è frequente.

L’idrocolonterapia non è raccomandata, invece, in casi di:

  • gravi malattie infiammatorie intestinali; 
  • ragadi anali in fase acuta;
  • recente chirurgia al colon;
  • gravidanza nei mesi finali.


I suoi effetti, da soli, sono transitori, pertanto nel ripristino dell’eubiosi intestinale deve collocarsi in un percorso terapeutico più ampio, come quello della Casa di Cura La Madonnina in cui il servizio di idrocolonterapia gastroenterologica fa parte integrante di programmi diagnostico-terapeutici personalizzati e pluridisciplinari.

Cura e Prevenzione