Biopsia prostatica in-bore: per una diagnosi mirata del tumore alla prostata

PUBBLICATO IL 06 NOVEMBRE 2020

La biopsia prostatica in-bore è una tecnica diagnostica all’avanguardia eseguita solo in centri ad alta specializzazione, come la Casa di Cura La Madonnina. Ecco come funziona e quali sono i suoi vantaggi. 

(*aggiornato al 10 novembre 2020).

Secondo i dati AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) 2019, le neoplasie alla prostata in Italia rientrano fra i quattro tipi di tumore più diffuso, con ben 37.000 casi

Per questo motivo, una diagnosi tempestiva è un elemento fondamentale per l’elaborazione di un programma terapeutico adeguato ed efficace. La Biopsia Prostatica sotto guida RM con tecnica in-bore, effettuata presso la Casa di Cura La Madonnina di Milano, rappresenta l’avanguardia in questo senso.

Approfondiamo meglio l’argomento con il Professor Luca Carmignani, Direttore dell'Unità Operativa Complessa di Urologia dell'Ospedale Policlinico San Donato di Milano e Specialista Urologo presso la Casa di Cura La Madonnina e con il Professor Gianpiero Cardone, Primario dell’Unità di Radiologia Diagnostica all’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro di Milano e Specialista Radiologo presso la Casa di Cura La Madonnina.

Biopsia prostatica in bore: che cos’è e come funziona

Tra le modalità di esecuzione della Biopsia prostatica, la Biopsia prostatica con tecnica in-bore è la più precisa. Rispetto alle altre modalità di biopsia, infatti, essa fa in modo che si possano testare le aree sospette direttamente durante la risonanza magnetica, acquisendo immagini in tempo reale e con un numero di prelievi inferiore.  

Si tratta di una tecnica molto sofisticata, come ricorda il Prof. Cardone, poiché crea una sinergia fra la migliore metodica di diagnostica per immagini (RM multiparametrica) e un sistema computerizzato di puntamento dell’area da esaminare, e guida l’operatore a posizionare l’ago bioptico esattamente all’interno della lesione

Come si esegue

Il paziente viene fatto distendere all’interno del magnete della risonanza. Il radiologo, a questo punto, esegue la valutazione diagnostica e individua nelle immagini RM le aree bersaglio, per poi ricorrere al sistema di puntamento computerizzato (dotato di un sottile braccio robotizzato che opera in via endorettale) e guidare il posizionamento dell’ago tramite cui, successivamente, l’urologo provvede ad effettuare il prelievo nella lesione.

Dove farla

La prestazione è disponibile esclusivamente nelle strutture di alta specializzazione, fra le quali la Casa di Cura La Madonnina, dove si svolgono biopsie prostatiche in-bore in regime di solvenza. Per informazioni e per prenotare una visita urologica con il Prof. Carmignani rivolgersi al numero 02.58395.555.

I vantaggi della tecnica in-bore

I vantaggi delle tecniche di biopsia RM guidata con tecnica in-bore sono numerosi:

  • migliori risultati nell’individuazione bioptica delle neoplasie aggressive
  • riduzione del numero di prelievi effettuati (2/3 rispetto a 12 o più dell’ecografia transrettale)
  • riduzione del campionamento di lesioni di basso grado non significative
  • meno invasività e minori rischi determinati dal ridotto numero di prelievi
  • possibilità di effettuare risonanza e prelievo in un’unica seduta

Rischi e durata

I rischi della procedura sono rappresentati principalmente dalla possibilità di sanguinamento, quindi dalla presenza di sangue in urine, sperma e feci; infezioni; ritenzione urinaria, in quanto un’infiammazione della prostata può determinare difficoltà ad urinare. Tuttavia, essendo il numero dei prelievi richiesti con la tecnica in-bore significativamente inferiore rispetto alla procedura tradizionale, anche l’eventualità di andare incontro a questi rischi è ridotta.

Il Prof. Carmignani sottolinea che la biopsia prostatica con tecnica in-bore non provoca dolore, ma al massimo un leggero fastidio. Pertanto, non è generalmente richiesta sedazione profonda, ma è sufficiente un semplice gel anestetico locale.

Un unico piccolo svantaggio della biopsia in-bore potrebbe essere rappresentato dalla durata maggiore della prestazione, che si aggira intorno all’ora, rispetto ai 20/30 minuti necessari per le altre tecniche.

Come prepararsi alla biopsia prostatica

Fra le indicazioni al paziente in preparazione dell’esame il Prof. Cardone ricorda:

  • l’essere in possesso delle refertazioni relative alle indagini di laboratorio per la valutazione della funzionalità renale e della coagulazione;
  • digiuno di 6 ore;
  • esecuzione di un clistere di pulizia 3 ore prima della procedura.

Risvolti futuri

“La biopsia prostatica con tecnica in-bore - conclude il Prof. Carmignani - è una procedura all’avanguardia che potrebbe aprire nuovi e importanti orizzonti. In futuro, infatti, si potrebbe parlare di terapia contestuale alla diagnosi, con la possibilità, quindi, di effettuare entrambe nel corso di un’unica procedura”.

Gli altri tipi di tecniche di Biopsia Prostatica

La biopsia prostatica può essere effettuata secondo altre modalità, rispetto alla tecnica in-bore:

  • con ecografia transrettale (TRUS): si tratta della tecnica standard, eseguita tramite una sonda ecografica che, inserita nel retto, restituisce delle immagini della prostata ed effettua un numero di prelievi (12-18, a seconda delle dimensioni della ghiandola) in diversi settori. A causa della limitata accuratezza dell’ecografia nell’identificazione delle lesioni tumorali, i prelievi non sono mirati con la possibilità, quindi, di campionare lesioni non significative e di tralasciare o campionare parzialmente quelle neoplastiche.

 

  • tramite tecnica fusion, nella quale le immagini ottenute dalla risonanza magnetica effettuata precedentemente dal paziente vengono importate nell’ecografo e “fuse”, tramite un apposito software, a quelle ecografiche riprese dalla sonda transrettale con cui si effettua la biopsia. In questo modo, lo specialista è in grado di eseguire campionature nelle aree sospette identificate dalla risonanza magnetica riducendo il numero di prelievi.

Quando fare una biopsia prostatica 

La biopsia prostatica viene effettuata quando si ha il sospetto di un tumore alla prostata (la ghiandola maschile che si occupa principalmente della produzione di una delle componenti dello sperma: il liquido prostatico).

Questo tipo di esame, ricorda il Prof. Carmignani, va eseguito quando si presentano uno o più parametri che inducono a pensare che il tumore vi sia già o che si stia sviluppando e precisamente:

  • aumento del PSA (Antigene Prostatico Specifico): un enzima della cui sintesi si occupa la prostata. Il suo valore crescente viene individuato tramite esami di laboratorio ma può, ad ogni modo, essere indicativo anche di semplici processi infiammatori.
  • aumento di volume e consistenza della prostata che l’urologo è in grado di percepire anche tramite una visita.
  • risonanza prostatica multiparametrica (RMmp) positiva. L’RMmp è un esame molto sensibile e specifico per il tumore alla prostata che, come dice la parola stessa, acquisisce molteplici parametri: morfologici, funzionali e metabolici, che permettono di delineare una mappatura completa dell’organo ed individuarne eventuali alterazioni.

La Risonanza Magnetica multiparametrica – dichiara il Prof. Cardone rappresenta oggi la miglior indagine diagnostica non-invasiva per l’identificazione delle neoplasie prostatiche. Ad ogni modo, per avere la conferma si tratti effettivamente di una lesione neoplastica è necessario un esame istologico dell’area identificata dall’indagine RM: la biopsia” . 

Cura e Prevenzione