pH-metria esofagea con capsula: come funziona?
PUBBLICATO IL 21 FEBBRAIO 2024
La Malattia da Reflusso Gastroesofageo (MRGE) è una delle “malattie del secolo” di cui ogni anno soffrono milioni di persone in Italia e in tutto il mondo. Una patologia molto diffusa, caratterizzata da una risalita del contenuto acido dello stomaco nell’esofago, con sintomi quali, ad esempio, bruciore o dolore retrosternale e rigurgito acido.
La pH-metria con capsula, la cosiddetta BRAVO, è un esame utile e sicuro per un’accurata diagnosi della Malattia da Reflusso che il Prof. Roberto Penagini, specialista in Gastroenterologia della Casa di Cura La Madonnina, ci va ad illustrare più dettagliatamente.
Che cos’è e a cosa serve la pH-metria
“La pH-metria è un esame in grado di misurare il pH dell’esofago, quindi la presenza o meno di acidità al suo interno” spiega il Prof. Penagini.
Si tratta di una misurazione molto utile nella diagnosi della Malattia da Reflusso in quanto i valori del pH esofageo sono solitamente neutri (6-7), a differenza di quelli decisamente più bassi (2-3) dello stomaco sottostante. Di conseguenza, una rilevazione a livello dell’esofago di valori inferiori a quelli normali indica la presenza di acidità, quindi di reflusso dei contenuti gastrici. I sintomi e le lesioni infiammatorie indotte dal reflusso sono principalmente determinati dall’acido presente nel liquido che refluisce.
Come funziona la pH-metria con capsula
La capsula monouso e dalle dimensioni ridottissime di 2.5x0.5 cm viene appuntata sulla parte superficiale della mucosa esofagea, in un punto preciso in prossimità della valvola che separa stomaco ed esofago (cardias).
La procedura, per nulla dolorosa, avviene generalmente nel corso di una gastroscopia, che consente allo specialista di:
- valutare dall’interno il quadro clinico del paziente, quindi la presenza di lesioni e/o infiammazioni, ernia iatale, etc;
- predisporre la misurazione per determinare la presenza o meno di acidità in esofago.
La capsula, infatti, è dotata di un sensore che trasmette i dati raccolti relativi agli episodi di reflusso, quindi alla discesa e risalita del pH, a un registratore, indossato a tracolla durante il giorno e appoggiato sul comodino, in prossimità del letto, di notte.
La misurazione avviene nel corso di 2/4 giorni, a seconda di quando la naturale crescita della mucosa esofagea, che si rinnova costantemente, la farà staccare, così da essere naturalmente espulsa con le feci, senza bisogno di essere recuperata.
Vantaggi della pH-metria con capsula
Il monitoraggio del pH esofageo offre la possibilità di capire se il paziente ha o non ha la malattia da reflusso e di valutare dettagliatamente il reflusso, quindi di elaborare una terapia adeguata per il paziente, che si basi su dati concreti, limitando visite, ulteriori esami diagnostici e l’assunzione di farmaci che possono risultare inutili o non indicati.
La tecnica con capsula, inoltre, offre diversi vantaggi come, ad esempio:
- non essere visibile esternamente, mentre nella procedura tradizionale con catetere quest’ultimo fuoriesce dal naso e passa dietro l’orecchio;
- non creare ingombro o discomfort sia durante l’assunzione di cibo che non e permettere quindi la valutazione del reflusso durante una vita normale;
- non richiedere la rimozione in ospedale, in quanto la capsula viene espulsa naturalmente;
- non necessitare di una manometria esofagea prima del suo inserimento: tale esame, che valuta la motilità dell’esofago, è invece necessario per la pH metria con catetere, al fine di posizionare il sensore del pH correttamente al di sopra del cardias;
- fornire una rilevazione più accurata, poiché andando ad analizzare diversi giorni si possono reperire informazioni più dettagliate sulla patologia e la sua variabilità di giorno in giorno, nonché sul consueto stile di vita del paziente.
Preparazione dell’esame
Prima di effettuare la gastroscopia e il posizionamento della capsula, il paziente deve:
- essere a digiuno da almeno 6 ore;
- qualora ne facesse uso, sospendere nei 7 giorni antecedenti l’assunzione dei farmaci inibitori di pompa protonica, così da non alterare i valori delle rilevazioni. Se manifesta disturbi importanti in questa settimana, vi è la possibilità di farsi prescrivere dallo specialista una terapia alternativa.
Rischi della procedura
La pH-metria con capsula è una procedura sicura, in uso ormai da oltre 15 anni.
Risulta, ad ogni modo, controindicata nei casi di:
- presenza di dispositivi impiantati come pacemaker e defibrillatori;
- patologie della coagulazione o terapia anticoagulante, in quanto durante il posizionamento o il distacco naturale della capsula potrebbero determinarsi dei piccoli sanguinamenti;
- varici esofagee;
- malattie che possono determinare restringimenti (stenosi) intestinali, come, ad esempio, il Morbo di Crohn, in quanto ciò potrebbe intralciare il naturale passaggio della capsula nell’intestino.
Inoltre, anche se la capsula viene solitamente espulsa entro 2 settimane, il paziente deve precauzionalmente evitare di sottoporsi a Risonanza Magnetica nel mese successivo all’esecuzione della pHmetria.
Le altre tecniche di monitoraggio del pH
L’esame tradizionale di monitoraggio del pH prevede l’impiego di un catetere che, introdotto dal naso, viene posizionato nella parte terminale dell’esofago e collegato anch’esso a un registratore portatile.
In questo caso, la misurazione avviene nel corso di sole 24 ore in cui generalmente, oltre ai parametri della pH-metria vengono analizzati anche quelli della impedenzometria.
Differenza tra pH-metria e pH-impedenzometria
pH-metria e pH-impedenzometria sono entrambe tecniche per la valutazione del reflusso gastroesofageo che differiscono per il fatto che:
- la pH-metria misura esclusivamente l’acidità;
- la pH-impedenzometria misura anche il reflusso debolmente acido o non acido che si verifica quando utilizziamo i farmaci che inibiscono la secrezione acida gastrica (inibitori di pompa protonica), principale terapia della malattia da reflusso.
“Per capire meglio - spiega il professore - possiamo immaginare il nostro stomaco come una pentola e l’impedenza elettrica come un sensore che, quando la pentola trabocca e il contenuto dello stomaco risale, rileva se questo contenuto è acido o meno”.
La pH-impedenzometria generalmente ha utilità nei pazienti con diagnosi certa di malattia da reflusso gastroesofageo che hanno sintomi residui (tosse stizzosa, raucedine etc) durante terapia con inibitori di pompa protonica, al fine di capirne l’origine (cioè dipendente o non dal reflusso). In tale situazione clinica l’esame viene eseguito durante assunzione di inibitore di pompa protonica.
I sintomi del Reflusso Gastroesofageo
Concludiamo ricordando i sintomi a cui prestare attenzione e da indagare, se presenti, in quanto possibili manifestazioni cliniche del Reflusso Gastroesofageo:
- bruciore di stomaco o retrosternale;
- dolore retrosternale;
- rigurgito acido;
- senso di nausea/vomito;
- raucedine e/o tosse stizzosa persistente o recidivante;
- erosioni dello smalto dentale.